L’IPERCIFOSI DORSALE

Nell’ambito dei dimorfismi del rachide l’ipercifosi dorsale occupa un posto di tutto rispetto.

È un quadro patologico caratterizzato dall’aumento della fisiologica cifosi dorsale, cioè di quella curva aperta anteriormente con valori angolari che oscillano intorno ai 36º (± 9º).

Epidemiologia

Si tratta di una affezione, a volte dolorosa, frequente in fase adolescenziale e che colpisce dallo 0,4 al 20% della popolazione (la percentuale varia a seconda dei criteri di individuazione utilizzati).

Interessa nell’88% dei casi il sesso maschile e presenta una spiccata familiarità.

Il 2% dei soggetti interessati da questo quadro dismorfico necessiterà di un trattamento ortopedico – kinesiterapico.

Diagnosi

La diagnosi precoce ed un adeguato trattamento ci permettono di prevenire una evoluzione talvolta sfavorevole.

Il bilancio clinico iniziale, essenziale per formulare un protocollo terapeutico e per valutare l’evoluzione ed i risultati del trattamento, si avvale della:

  • Anamnesi
  • Esame obiettivo Statico o Dinamico
  • Valutazione radiologica
  • Eventuali esami complementari

I dati da indagare sono:

Familiarità, malattie neonatali, interventi chirurgici pregressi, abitudini di vita (studio, Sport, Hobby) e valutazione dell’eventuale dolore.

Esame Statico

L’esame deve essere riproducibile, per cui vanno osservati dei criteri standard di posizionamento del paziente.

Si rileva l’entità delle cosiddette “Frecce Cliniche” che ci permetteranno di avere una
eccellente correlazione con le misurazioni radiografiche. Il medico centra il filo a piombo  sulla protuberanza occipitale che si proietta sulle spinose vertebrali, sul solco intergluteo (S2) e tra i malleoli interni.

Successivamente l’esaminatore si pone di lato per osservare il profilo del soggetto, considerandone nella valutazione l’armonia generale e il tipo morfologico, studiando se il rachide abbia una curva ridotta, media o accentuata.

Esame Dinamico

L’esame dinamico, attraverso l’applicazione di test specifici che indagano sia la mobilità del tratto dorsale che l’elasticità e la lunghezza dei vari gruppi muscolari, valuta soprattutto la rigidità della cifosi, la flessibilità della lordosi lombare, la mobilità delle anche, la retrazione di gruppi muscolari quali ischiocrurali, pettorali, ileopsoas ecc.

Bilancio Radiologico

Il bilancio radiologico completa l’esame morfologico. Comporta l’esecuzione di una radiografia del rachide in toto su unica lastra in proiezione Antero-Posteriore e Latero-Laterale. Ricordiamo che  in quest’ultima posizione radiologica L-L  mani devono essere poste su un supporto all’altezza delle creste iliache.

Le curve sul piano sagittale sono comunemente conosciute come lordosi e cifosi.

Per cifosi dorsale intendiamo,dal punto di vista radiografico, l’angolo compreso tra una retta parallela al piatto inferiore di D12 o L1 ed una retta parallela al piatto superiore di D4, scelto in maniera arbitraria, a causa della scarsa visibilità radiografica delle vertebre
toraciche alte: Il valore medio di questo angolo è di 36º.

La localizzazione delle curve, in funzione dell’apice dell’ipercifosi, ci permette di distinguere tra:

  • ipercifosi toraciche alte
  • ipercifosi toraciche medie
  • ipercifosi toraciche basse
  • cifosi toraco-lombari
  • ipercifosi globali (malattie neurologiche).

Alla fine del bilancio clinico e radiografico siamo in grado di valutare:

•l’armonia della curva (ipercifosi angolare o regolare)
•la riducibilità della curva
•la presenza di dolore (evocato o spontaneo)
•la tonicità della muscolatura
•l’associazione e⁄o dipendenza da altre anomalie (diretta o indiretta)
•deficit dei muscoli addominali
•flexum dell’anca
•retrazione dei muscoli ischiocrurali, ecc…

Esami Complementari

Non frequentemente ma solo in determinati casi, ricorriamo anche ad esami come:

•l’elettromiografia: al fine di individuare eventuali deficit muscolari e⁄o neurologici;
•la spirometria: al fine di valutare i volumi e le capacità polmonari;
•valutazione psicologica, per identificare l’abitus psicologico.

Classificazione

La classificazione delle ipercifosi dorsale da noi elaborata, ha cercato di agglomerare tutti i dati estrapolabili dal bilancio clinico.

Trattamento

Dal punto di vista terapeutico le possibilità a nostra disposizione prevedono:

•La chinesiterapia
•Il busto gessato
•L’utilizzo di ortesi spinali
•La chirurgia

Nella scelta della linea di condotta da seguire, ci orientiamo in base a vari parametri:

età;
fattore angolare (angolo superiore ai 55º);
evolutività ed aggravamento;
rigidità e presenza di dolore;
associazione con lesioni vertebrali radiologicamente evidenti;
problematiche estetiche.

Per quanto riguarda la chinesiterapia, anche detta rieducazione posturale propriocettiva, questa si inserisce a buona ragione come centralità nel trattamento di quelle forme di ipercifosi dorsale, cosiddette ipotoniche, posturali, rigide indirette e come accompagnamento del trattamento conservativo ortopedico classico.

Tra le ortesi da indicare:

 

  • Corsetto tipo Milwuaukee con barra trasversale di solito da indossare durante le ore di ripose notturno.

 

 

  • Reggispalle con collare di Spitzy, per limitare la proiezione del collo in avanti, da indossare in posizione seduta, indicato per le forme di ipercifosi riducibili con anteropulsione dei cingoli superiori senza una iperlordosi lombare.

 

 

Di fronte ad una ipercifosi rigida, peggiorativa nei vari controlli malgrado la rieducazione, il nostro protocollo prevede:

la confezione di un apparecchio gessato in quadro di Abbot in lieve trazione, da portare almeno per quattro settimane: questo è il  tempo utile per ottenere uno stiramento del legamento comune vertebrale ed uno scarico sulla parte anteriore dei corpi vertebrali in prossimità della curva cifotica, a cui segue l’utilizzo immediatamente dopo l’ablazione del gesso di un corsetto ortopedico bivalve, con appoggio sternale che dovrà essere indossato in posizione assisa e durante le ore di riposo notturno, sino al termine dell’accrescimento.

 

Risultati

In questa diapositiva sono evidenziati dei dati statistici riguardanti i risultati ottenuti dal CECV nei trattamenti delle ipercifosi dorsali.

Questa statistica è basata su 147 casi di ipercifosi dorsale trattati e che è stato possibile rivedere a distanza di due anni dall’ablazione del corsetto.

Si può notare come l’andamento dell’angolazione e della gibbosità siano praticamente sovrapponibili e che il miglioramento è costante nel tempo.

Tutto ciò ci autorizza ad affermare che: “a differenza della scoliosi, l’ipercifosi può essere guarita”.

Conclusioni

Le ipercifosi dorsali formano un gruppo eterogeneo di realtà cliniche per le quali è a volte difficile affermare il carattere patologico, per quanto sono frequenti le variazioni individuali.

L’evoluzione naturale è talvolta difficile da pronosticare. Se la ripercussione respiratoria è nulla nelle forme abituali, la rigidità che le accompagna con iperpressioni anteriori sui somi vertebrali e quindi sui dischi favoriscono l’insorgenza delle rachialgie in età adulta.

Ecco allora che il trattamento rieducativo posturale prima assieme all’indicazione di norme ergonomiche della vita quotidiana, ed il trattamento ortopedico ortesico poi, si collocano come procedure indispensabili al trattamento dei paramorfismi e dismorfismi del rachide nella pubertà e preventivo per il benessere fisico dell’età adulta.

Dott. Sciascia Giovanni